[MontelLUG] Primato Italiano Informatica in Europa

Diego diegof a email.it
Sab 7 Maggio 2016 13:25:54 CEST


Ho trovato la foto..
http://www.museoaica.it/index.php?id=607
Ciriciao

Il 07 Maggio 2016 13:20:34 CEST, Diego <diegof a email.it> ha scritto:
>Cosa stiamo festeggiando?
>Nel 1954, un professore del Politecnico di Milano portò dagli USA il
>primo calcolatore digitale che sbarcava in Italia (e in Europa!). Il
>calcolatore era il CRC 102A, del costo allora stratosferico di
>$120.000. Al suo arrivo in Italia (e, ripeto, primo in Europa!),
>dovette essere riclassificato perché non c’era nessuna categoria
>doganale secondo la quale potesse essere identificato.
>Il professore era Luigi Dadda, ricercatore che ha dato importanti
>contributi scientifici e ha fondato la scuola di informatica al
>Politecnico. Divenne Rettore e io ebbi la fortuna di conoscerlo, prima
>come studente e poi come collega di dipartimento.
>Il professor Dadda ha segnato la storia dell’informatica in Europa, ma
>di lui non si celebrano le gesta, nè lo si ricorda se non tra gli
>addetti ai lavori e colleghi.
>Nessuno ricorda quel 1954 che fu un anno storico per l’Europa, non solo
>per l’Italia.
>Oggi invece festeggiamo i trent’anni di Internet in Italia. Certamente
>un fatto importante. Ma cosa festeggiamo? Coloro che la attivarono in
>Italia? Certamente fa piacere che ci si ricordi di loro e non li si
>dimentichi come è stato fatto per persone come Luigi Dadda.
>Ma per il resto, cosa abbiamo da festeggiare, noi, in Italia?
>Abbiamo una situazione infrastrutturale che ci penalizza rispetto agli
>altri paesi avanzati. Nel loro complesso, le nostre imprese non sono
>certo leader nell’utilizzo delle tecnologie digitali e di Internet.
>Abbiamo politici che considerano Internet se va bene un lusso e spesso
>solo un problema. Per di più la conoscono male, non la capiscono e
>quando legiferano su tematiche ad essa correlate spesso complicano le
>cose invece di semplificarle. In generale, Internet è troppo spesso
>vissuta in modo superficiale o negativo o puramente consumistico e non
>certo come elemento strutturale di sviluppo di una società moderna. Se
>posso permettermi il raffronto, quanto viviamo oggi mi ricorda molto
>«l’era della terza pagina», evocata da Hermann Hesse ne «Il giuoco
>delle perle di vetro» per descrivere un periodo di decadenza, immagine
>e superficialità.
>Cosa abbiamo quindi da festeggiare?
>Francamente non lo so.
>Certamente, si potrebbe dire che festeggiare i 30 anni di Internet può
>essere un modo per indirizzare proprio questi problemi, sollecitando
>l’opinione pubblica, le imprese, i decisori politici a riflettere e
>meditare sull’importanza di questa realtà tecnologica, sociale ed
>economica. Ma come sottolineavano altri commentatori come Stefano
>Epifani e Gianni Boccia Altieri, questo non rappresenta altro che un
>fallimento della nostra società, il segno che «siamo indietro» e che
>quanto si è fatto (o non si è fatto!) ci ha portato ad una situazione
>di ritardo culturale prima ancora che tecnologico o infrastrutturale.
>Dobbiamo ricorrere ad una celebrazione per ovviare ai ritardi e alle
>carenze della nostra società.
>Per questo dobbiamo chiederci cosa festeggiamo oggi. Per evitare le
>illusioni e la retorica che ancora una volta ci stanno sommergendo, e
>per ricordare invece gli errori fatti e la tanta strada che abbiamo
>ancora di fronte a noi.
>Pubblicato su TechEconomy.it il 30 Aprile 2016 da Alfonso Fuggetta
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