[MontelLUG] Primato Italiano Informatica in Europa

Diego diegof a email.it
Sab 7 Maggio 2016 13:38:28 CEST


Grazie
Molto Interessante,
mi pare che quello citato precedentemente sia il primo commerciabile effettivamente.
Mi pare anche che in dogana ci fossero problemi con i diodi al germanio, ne aveva 6000, ed i diodi al germanio erano allora postguerra ancora elementi considerati in maniera particolare tanto che imposero di etichettarli con fascetta doganale uno ad uno. La dogana ricevette la promessa che sarebbe stato fatto successivamente a Milano.
Arrivo al PoliMi sdoganato,
ma per ovvia impraticabilità e rischio di danno le etichette imposte sui 6000 diodi al germanio non furono mai messe.
;-P
Cyborg



Il 07 Maggio 2016 13:30:16 CEST, QuakePC  aka IZ3JIO <quakepc a gmail.com> ha scritto:
>Ho una precisazione da fare.
>Il primo calcolatore Europeo (e mondiale) è questo
>https://it.m.wikipedia.org/wiki/Z3_(computer)
>Il 07/Mag/2016 13:26, "Diego" <diegof a email.it> ha scritto:
>
>> Ho trovato la foto..
>> http://www.museoaica.it/index.php?id=607
>> Ciriciao
>>
>> Il 07 Maggio 2016 13:20:34 CEST, Diego <diegof a email.it> ha scritto:
>>>
>>> Cosa stiamo festeggiando?
>>> Nel 1954, un professore del Politecnico di Milano portò dagli USA il
>>> primo calcolatore digitale che sbarcava in Italia (e in Europa!). Il
>>> calcolatore era il CRC 102A, del costo allora stratosferico di
>$120.000. Al
>>> suo arrivo in Italia (e, ripeto, primo in Europa!), dovette essere
>>> riclassificato perché non c’era nessuna categoria doganale secondo
>la quale
>>> potesse essere identificato.
>>> Il professore era Luigi Dadda, ricercatore che ha dato importanti
>>> contributi scientifici e ha fondato la scuola di informatica al
>>> Politecnico. Divenne Rettore e io ebbi la fortuna di conoscerlo,
>prima come
>>> studente e poi come collega di dipartimento.
>>> Il professor Dadda ha segnato la storia dell’informatica in Europa,
>ma di
>>> lui non si celebrano le gesta, nè lo si ricorda se non tra gli
>addetti ai
>>> lavori e colleghi.
>>> Nessuno ricorda quel 1954 che fu un anno storico per l’Europa, non
>solo
>>> per l’Italia.
>>> Oggi invece festeggiamo i trent’anni di Internet in Italia.
>Certamente un
>>> fatto importante. Ma cosa festeggiamo? Coloro che la attivarono in
>Italia?
>>> Certamente fa piacere che ci si ricordi di loro e non li si
>dimentichi come
>>> è stato fatto per persone come Luigi Dadda.
>>> Ma per il resto, cosa abbiamo da festeggiare, noi, in Italia?
>>> Abbiamo una situazione infrastrutturale che ci penalizza rispetto
>agli
>>> altri paesi avanzati. Nel loro complesso, le nostre imprese non sono
>certo
>>> leader nell’utilizzo delle tecnologie digitali e di Internet.
>Abbiamo
>>> politici che considerano Internet se va bene un lusso e spesso solo
>un
>>> problema. Per di più la conoscono male, non la capiscono e quando
>>> legiferano su tematiche ad essa correlate spesso complicano le cose
>invece
>>> di semplificarle. In generale, Internet è troppo spesso vissuta in
>modo
>>> superficiale o negativo o puramente consumistico e non certo come
>elemento
>>> strutturale di sviluppo di una società moderna. Se posso permettermi
>il
>>> raffronto, quanto viviamo oggi mi ricorda molto «l’era della terza
>pagina»,
>>> evocata da Hermann Hesse ne «Il giuoco delle perle di vetro» per
>descrivere
>>> un periodo di decadenza, immagine e superficialità.
>>> Cosa abbiamo quindi da festeggiare?
>>> Francamente non lo so.
>>> Certamente, si potrebbe dire che festeggiare i 30 anni di Internet
>può
>>> essere un modo per indirizzare proprio questi problemi, sollecitando
>>> l’opinione pubblica, le imprese, i decisori politici a riflettere e
>>> meditare sull’importanza di questa realtà tecnologica, sociale ed
>>> economica. Ma come sottolineavano altri commentatori come Stefano
>Epifani e
>>> Gianni Boccia Altieri, questo non rappresenta altro che un
>fallimento della
>>> nostra società, il segno che «siamo indietro» e che quanto si è
>fatto (o
>>> non si è fatto!) ci ha portato ad una situazione di ritardo
>culturale prima
>>> ancora che tecnologico o infrastrutturale.
>>> Dobbiamo ricorrere ad una celebrazione per ovviare ai ritardi e alle
>>> carenze della nostra società.
>>> Per questo dobbiamo chiederci cosa festeggiamo oggi. Per evitare le
>>> illusioni e la retorica che ancora una volta ci stanno sommergendo,
>e per
>>> ricordare invece gli errori fatti e la tanta strada che abbiamo
>ancora di
>>> fronte a noi.
>>> Pubblicato su TechEconomy.it il 30 Aprile 2016 da Alfonso Fuggetta
>>> CEFRIEL PoliMI
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