[MontelLUG] Applicazioni web e open-source
cesco
webmonster a apf.it
Mer 4 Gen 2006 17:04:06 CET
Pridie Nonas Ianuarias MMVI EndelWar="E" haec scripsit:
E> Io invece la penso proprio in maniera contraria: cluster di server
E> remoti ridondanti, chiusi in datacenter blindati, alimentati, quando
E> serve, da gruppi di continuità grossi come container, connessi a
E> loro volta a linee elettriche e connessioni internet ridondate mi
E> rassicurano molto di più del mio povero pc con un solo alimentatore,
E> collegato alla rete elettrica di casa mia (che al primo fulmine mi
E> secca il router), con un ups da 5 minuti scarsi etcetcetc... Pensa ai
E> dischi fissi di David ;)
Perché non ho ancora messo su l'heartbeat :)
Che google abbia qualche mezzo tecnico in più per proteggere i dati è
molto vero, ma l'accentramento di tutte queste cose mi preoccupa un po',
possedere tutti i dati di molte persone è un potere enorme... Preferirei
comunque qualcosa di più distribuito, qualche gugolino di quartiere
magari :) Anche nel caso i cluster siano fatti bene e siano distribuiti
e ridondanti spazialmente in modo da evitare possibili attacchi o
disastri (bombe, terremoti, cavallette...) l'idea che qualcuno possa
avere accesso a tutti i dati mi turba un attimo. Ora come ora se John
Google o, più probabilmente, il governo americano dessero di matto e
decidessero di bloccare gmail che danni ci sarebbero? Quanta gente si
troverebbe coi contatti tagliati?
In soldoni, ben venga il web 2.0, ma c'è _molto_ da stare attenti alla
centralizzazione ed esportazione dei dati: in informatica le cose
tendono spesso al monopolio e in questo caso può essere peggio che con
le sigarette o il sale :) Mi piace di piú l'idea di una rete di
datecenter privati distribuiti, un po' piú smarzi, ma scollegati. Oltre
a dare piú lavoro agli informatici (che non fa mai male :) rende meno
controllabile l'intero sistema: un danno a un datacenter può bloccare
una città o una provincia, non mezzo mondo...
E> Poi sistemi per cifrare i dati che viaggiano sulla rete pubblica che
E> ne sono a iosa: una banale connessione https in ssl, magari
E> utilizzata con login basati su certificati residenti sulla tua penna
E> usb cifrata attivabile da impronta digitale (e che ti funge anche da
E> portachiavi) [1] può bastare per mettere al sicuro le slide della
E> prossima presentazione su LaTeX che terrai.
Concordo. Di sistemi di sicurezza ce ne sono, basterebbe usarli. Tu che
vai in giro per alberghi di lusso che magari hanno hub al posto di
switch per risparmiare 2 euri, quanti danni si è in grado di fare con
uno sniffer e tanta cattiveria?
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\_| ciao ciao, |
| cesco |
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