[MontelLUG] [Fwd: Nuovo gruppo di traduzione di Ubuntu in Lingua Veneta]
Samuele
samuele.zanin a tiscali.it
Sab 18 Dic 2010 11:10:03 CET
Ragassi, prima de tutto un complimento. Iera un bel toco che non partiva
na discussion so qualche argomento che fosse sentio o scaldasse el pisin
a un poca de xente.
Purtroppo non go tempo par misciarme in medo, ma butto la soeo qualche
paroea par incricar un poco a discussion.
On 17/12/2010 16:04, Matteo Vincenti wrote:
> Un'altra precisazione, visto che ci siamo. È un po' un luogo comune
> che i bambini non parlano italiano perché gli educatori lo vietano.
>
Forse intendevi dire non parlano dialetto? Cmq è triste, andare in giro
e sentire i bambini "parlare in cicara". E la nonni e genitori a
mescolare misto dialetto ed italiano. Parla come che te magni. A casa
mia, non si è mai parlato italiano. E so contento. Che è sta mania di
uniformarsi tutti ad un certo standard? Gli standard lascimoli alle
prese elettriche ed ai protocolli di rete. Alla fine, l'italiano è la
lingua di un c0j0n, t35t4 d3 m1nch14, gr4n f1030 d3 m1gn0tt4 (e avanti
co a censura), vissuo 700 anni fa, che i obbliga tutti a studiarlo a
scoea, che solo perché ha scritto una cosa che chiamano "divina
commedia" o meglio "tortura infernale" hanno deciso di adottare il
derivato della sua lingua come lingua ufficiale. Maveaccagg..
Qualche anno fa (emh, ormai sono diventati anche 10), ho avuto
l'incarico di dattilografare un manoscritto del 1700 di un parroco
vissuto nel mio paese (che mi ha dato modo meglio di un libro di storia,
di conoscere come si viveva qui da me nel passato, come era organizzata
la vita ecc.). Le forme di espressione erano un po' diverse, ma si
capiva benissimo cosa era scritto. Se non avessi imparato il dialetto,
quasi sicuramente mi sarebbe stata ostica la lettura.
Infine, è la lingua dei nostri antenati. In certe scuole, continuano a
far studira latino e greco antico, fanno imparare la storia dei romani
ecc, ma nessuno sa la storia del proprio territorio. Perché non dedicare
anche qualche ora di studio nelle scuole? Meglio far ripetere alla
nausea qualche poesia di qualche poeta per i più priva di significato?
Forse perché il dialetto è considerato la lingua di quelli che non
abitano in città e quindi considerati "più ignoranti"? L'esperienza
quotidiana mi dimostra il contrario. Ci sono persone intelligenti ed
altre che hanno una testa "dura come un olmo". E sono equamente
distribuite tra chi parla il dialetto e chi no.
> Tutti gli educatori ormai sanno che se un bambino sente parlare più
> lingue diventa, semplicemente, bilingue (in questo caso diglotta, in
> realtà) o poliglotta. Quindi nessuno vieta a un genitore di
> trasmettere il dialetto ai figli. I miei l'hanno fatto con me,
> ciascuno in un dialetto, tra l'altro, e non mi hanno rovinato
> l'italiano, anzi alla fine sono andato a studiare lettere.
>
Io ho dovuto studiare l'italiano, l'inglese ed un po' di francese. Non
ne ho imparata nessuna in modo decente. Semplicemente ho sempre
preferito prima i numeri, poi i bit.
Riguardo poi al fatto che scrivere in dialetto e leggerlo sia
complicato, permettetemi di smentirlo. Mi è bastato dover scrivere un
paio di mail "da incazzato" o comunque dove ci mettevo l'anima, per
ritrovarmi a scrivere naturalmente e senza costrizioni in quella che era
la mia lingua nativa. Si impara velocemente. Con un collega poi,
chattiamo e/o ci scriviamo mail tranquillamente in dialetto senza
costrizione. Perché rende meglio l'idea. Non devo fare la doppia
conversione italiano-dialetto. Certo, sono dovuti passare alcuni anni da
quando ho terminato la scuola, il tempo fisiologico di eliminare tutte
quelle costrizioni linguistiche che mi sono state inculcate in 13 anni
di scuola, tese a farmi dimenticare la lingua nativa.
> Sulle lingue girano strane leggende, in effetti. Una lingua è un
> animale, vive e si evolve, e muore quando sparisce il suo habitat,
> cioè la società, la cultura e l'insieme di attività produttive etc che
> necessitano di questa lingua e di cui questa lingua ha bisogno.
>
> Io uso sempre questa frase per spiegarlo: "l'orto si coltiva in
> dialetto" Per quanto la zappa abbia un nome in italiano (zappa o
> marra), non c'è niente da fare, l'orto si lavora "co a sapa". Allo
> stesso modo ogni ambito ha il suo patrimonio di lingua collegato.
>
> Se la lingua veneta è in flessione, è perché la società si evolve e
> cambia.
Allora, se la lingua si evolve perché si mescolano le persone ecc. mi va
bene. Se cambia perché c'è il preciso intento di far dimenticare la
lingua naturale, per la lingua di qualcun altro, imposta perché qualcuno
ha voluto costringere n popoli con colture diverse a vivere assieme...
no grassie.
Ok, se mi capita di dover parlare con uno a 500 km di distanza devo
parlare in italiano. Se devo parlare con qualcuno che magari vive a 300
ma nell'altra direzione dovrei usare l'inglese.
A sto punto, non era meglio (ma andava fatto anni fa) tenere la lingua
nativa e far imparare a fianco una qualche lingua che mi permettesse di
parlare con il resto DEL MONDO e non limitatamente a 60 milioni di
persone, posto che per alcuni (vedi il sottoscritto) imparare una lingua
è estremamente complicato?
A scuola, anche se ho fatto un istituto tecnico ero con 3 ore di inglese
e 5 di letteratura itagliana. Mi sono dovuto sorbire tutte le cazzate e
le pippe mentali degli scrittori italiani, e non sono riuscito ad
imparare l'inglese che adesso come adesso mi renderebbe molto più
semplice colloquiare con il resto del mondo (non è detto che con 5 ore
di inglese e 3 di italiano avrei comunque imparato l'inglese, ma forse
qualcosina meglio di quello che so adesso si). Per i colloqui con chi mi
sta intorno, nel 90% dei casi il dialetto è più che sufficiente. In
molti casi, anche da clienti, vedi che sono a disagio a parlarti in
italiano. Si eliminano le formalità, e tutti ci si capisce meglio.
> La generazione precedente alla nostra ha lasciato in larga parte i
> paesi per le città, rimescolando i dialetti locali e alla fine,
> complice il boom economico e la televisione ecc, ha trovato più
> standard, cittadino, ed elegante parlare in italiano. E non è da
> condannare, visto che il veneto era la lingua (qui sì) di quell'Italia
> che tutti volevano lasciarsi alle spalle, del dopoguerra e della fame,
> dei campi e dei filò. I veneti che oggi si lamentano che il veneto
> muore, dovrebbero chiedersi se loro "vivono in veneto" o se del veneto
> hanno solo la nostalgia.
Definisci "vivono in veneto". Quello che giustamente si volevano
lasciare alle spalle, era un periodo storico. La lingua veneta, ha
origini molto più antiche e non è da associare solo al periodo dopo guerra.
> Tutti siamo d'accordo che il mondo contadino meno inquinato e a
> contatto con la natura era forse meno "contaminato" dalla modernità,
> ma in pochi saremmo disposti a tornare a coltivare i campi. Il
> cambiamento delle abitudini, degli usi e della lingua è un effetto di
> questa mutata condizione. Insegnare il veneto nelle scuole non servirà
> a nulla, se non offirremo ai bambini anche uno stile di vita in cui il
> dialetto abbia una utilità. Oppure peggio, faremo come fecero gli
> umanisti col latino: recuperando dalla soffitta una lingua morente, ne
> decretarono per sempre la fine.
Forse a Casteo dove vivi tu, è così. Nei paesi appena fuori, il veneto
si parla tranquillamente, l'italiano è usato alla radio/tv, a scuola e
dal prete in chiesa. Si è ancora in tempo a recuperarlo. Ovviamente ci
vuole la volontà.
>
> La salvaguardia della lingua veneta, così come la sento proporre in
> giro, potrebbe significare anche la fine della lingua veneta.
> Paradossale, ma già successo con altre varietà.
E' come dire, vogliamo salvare Venezia dall'acqua alta, ma non facciamo
nessun tentativo perché potrebbe non avere successo.
>
> Vabbè, accademia. Sto sforando nella sociologia, e probabilmente
> annoiando qualcuno.
> Se qualcuno vuole approfondire un po', mi scriva privatamente e non
> disturbiamo la lista. :-)
>
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