[MontelLUG] [Fwd: Nuovo gruppo di traduzione di Ubuntu in Lingua Veneta]
Loris Pederiva
loris.pederiva a gmail.com
Sab 18 Dic 2010 09:22:12 CET
Il giorno 17 dicembre 2010 16:04, Matteo Vincenti <matteo.vincenti a gmail.com
> ha scritto:
> Loris,
>
> la tua risposta mi conferma quello di cui ero già certo, cioè che la tua
> esperienza e il progetto di Ubuntu in veneto sono animate da buonafede e
> volontà.
>
> E ti garantisco che non hai sollevato un vespaio, ma una discussion
> interessante e direi anche civile. Forse un po' OT ma degna di esserci,
> credo.
>
> Mi premeva solo chiarire questo punto, quello della lingua ufficiale.
>
> La prima parola, lingua, non è del tutto autorizzata per i motivi che ho
> esposto.
> La seconda, ufficiale, ancora meno: per riprendere l'esempio che hai fatto:
>
> Se trovo la morosa, e lei è d'accordo con me, allora siamo "ufficialmente"
>> fidanzati.
>>
>
> Questo perché lo stare insieme si realizza e "consuma" nel considerarsi
> insieme.
> La lingua ufficiale invece è qualcosa che va oltre la volontà: deve
> esserci. Per restare nell'esempio, è come se tu stabilissi che la tua
> ragazza porta ufficalmente una quarta di reggiseno, e lei concorda. Potete
> essere d'accordo finché volete, ma se lei ha una prima, il reggiseno le
> cascherà sempre.
>
> Le lingue ufficiali non si "creano" a tavolino, si prende atto che ci sono,
> quando ci sono.
>
Matteo,
l'idea che mi son fatto è che, per te, pi_greco vale 3.141592653589793...
per me pi_greco vale "tre e quattordici".
Cioè, tu ricerchi la precisione del termine e la correttezza formale,
basandoti su una posizione sicuramente ben ponderata. E credimi, meno male
che c'è gente che la pensa così.
Io, sarà per la mia formazione tecnica, tendo a fare approssimazioni per
troncare parti trascurabili del problema.
La Lingua Veneta (e la scrivo così con le maiuscole, per pura posizione
personale) c'è. Magari non è una sola, e magari non corrisponde esattamente
a quella documentata dalla Regione Veneto.
La documentazione pubblicata descrive il linguaggio con una certa
precisione, se poi succederà che la realizzazione pratica sarà discorde
dalla formulazione teorica, secondo me non sarà un problema.
> Tolto questo, nulla vieta di localizzare ubuntu. È un esperimento
> divertente in cui vi auguro successo. :-)
>
Grazie :-)
> ----------------------------------------
> Rileggendo mi sono accorto di aver scritto un bel po', non mi va di
> cancellare ma vi avviso che da qua in poi c'è un'altra tirata OT sul veneto
> ------------------------------------------
>
> Un'altra precisazione, visto che ci siamo. È un po' un luogo comune che i
> bambini non parlano italiano perché gli educatori lo vietano.
>
> Tutti gli educatori ormai sanno che se un bambino sente parlare più lingue
> diventa, semplicemente, bilingue (in questo caso diglotta, in realtà) o
> poliglotta. Quindi nessuno vieta a un genitore di trasmettere il dialetto ai
> figli. I miei l'hanno fatto con me, ciascuno in un dialetto, tra l'altro, e
> non mi hanno rovinato l'italiano, anzi alla fine sono andato a studiare
> lettere.
>
> Sulle lingue girano strane leggende, in effetti. Una lingua è un animale,
> vive e si evolve, e muore quando sparisce il suo habitat, cioè la società,
> la cultura e l'insieme di attività produttive etc che necessitano di questa
> lingua e di cui questa lingua ha bisogno.
>
> Io uso sempre questa frase per spiegarlo: "l'orto si coltiva in dialetto"
> Per quanto la zappa abbia un nome in italiano (zappa o marra), non c'è
> niente da fare, l'orto si lavora "co a sapa". Allo stesso modo ogni ambito
> ha il suo patrimonio di lingua collegato.
>
Credo che anche per quanto riguarda l'informatica sia lo stesso; coi
fornitori di materiale elettronico o con gli informatici mi rivolgo
costantemente in dialetto: "Elo rivà l'alimentator?", "Dàghe 'na bela
formatàda a chel disco e no ghe'n parlòn pì".
Questo un aspetto importante da tener presente nella traduzione: scrivere in
dialetto non vuol dire essere un contadino, boaro e troglodita. Il dialetto
viene usato nei discorsi formali per renderli più colloquiali, addirittura
gli oratori più accorti lo usano (sempre a piccole dosi) per rendersi
simpatici alla folla. Parlare dialetto indica schiettezza e franchezza.
> Se la lingua veneta è in flessione, è perché la società si evolve e cambia.
> La generazione precedente alla nostra ha lasciato in larga parte i paesi
> per le città, rimescolando i dialetti locali e alla fine, complice il boom
> economico e la televisione ecc, ha trovato più standard, cittadino, ed
> elegante parlare in italiano. E non è da condannare, visto che il veneto era
> la lingua (qui sì) di quell'Italia che tutti volevano lasciarsi alle spalle,
> del dopoguerra e della fame, dei campi e dei filò. I veneti che oggi si
> lamentano che il veneto muore, dovrebbero chiedersi se loro "vivono in
> veneto" o se del veneto hanno solo la nostalgia.
> Tutti siamo d'accordo che il mondo contadino meno inquinato e a contatto
> con la natura era forse meno "contaminato" dalla modernità, ma in pochi
> saremmo disposti a tornare a coltivare i campi. Il cambiamento delle
> abitudini, degli usi e della lingua è un effetto di questa mutata
> condizione. Insegnare il veneto nelle scuole non servirà a nulla, se non
> offirremo ai bambini anche uno stile di vita in cui il dialetto abbia una
> utilità. Oppure peggio, faremo come fecero gli umanisti col latino:
> recuperando dalla soffitta una lingua morente, ne decretarono per sempre la
> fine.
>
Amen. Son d'accordo.
> La salvaguardia della lingua veneta, così come la sento proporre in giro,
> potrebbe significare anche la fine della lingua veneta. Paradossale, ma già
> successo con altre varietà.
>
> Vabbè, accademia. Sto sforando nella sociologia, e probabilmente annoiando
> qualcuno.
> Se qualcuno vuole approfondire un po', mi scriva privatamente e non
> disturbiamo la lista. :-)
>
> -------------------------------
>
> In bocca al lupo per tutto e buon lavoro,
>
> M.
>
Grazie,
ti auguro un buon fine settimana,
Loris
Ubuntu Venetian Translators
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